Centro Servizi Culturali UNLA
La storia del Centro Servizi Culturali UNLA di Oristano ha avvio nel 1967 all’interno di un grande progetto culturale nazionale. La Cassa per il Mezzogiorno, nell’ambito dello specifico Progetto di intervento che, fin dal 1967, ha interessato le regioni meridionali, istituì 90 Centri di Servizi Culturali (CSC) affidandone la gestione a diversi soggetti operanti in campo nazionale nel settore della promozione e dello sviluppo sociale e culturale. In Sardegna, in particolare, fra i diversi enti gestori furono privilegiati, perché già meritatamente operanti da tempo, la Società Umanitaria e l’Unione Nazionale per la Lotta contro l’Analfabetismo.
L’Unione Nazionale per la Lotta contro l’Analfabetismo
Il Centro di Servizi Culturali di Oristano è stato affidato in gestione alla Unione Nazionale per la Lotta contro l’Analfabetismo, fondata in Roma nel 1947 (elevata in Ente Morale con D.P.R. n. 181 dell’11.02.1952) per volontà di autorevoli esponenti del mondo dell’istruzione e della cultura in un momento storico del nostro Paese in cui la maggior parte della popolazione risultava analfabeta o sfornita di titolo di studio in un contesto socio-economico devastato dagli eventi bellici. L’UNLA pertanto ha svolto, sin dall’inizio, un ruolo di cerniera fra l’intervento statale e la società civile, su impulso dei “padri fondatori” e specie dei Governatori della Banca D’Italia Luigi Einaudi e Donato Menichella e di meridionalisti insigni, come Nitti, Arangio Ruiz, Zanotti Bianco, Cassiani, Rossi Doria, Lorenzetto, molti dei quali sono stati Presidenti dell’Unione. Tra gli ultimi Presidenti si ricordano Salvatore Valitutti e Saverio Avveduto. Attualmente l’Ente è presieduto dall’On.le Vitaliano Gemelli.
L’UNLA è una Associazione indipendente, senza scopo di lucro, riconosciuta Ente Morale e affiliata all’UNESCO come Organizzazione per Progetti Associati al fine di promuovere l’educazione e la formazione lungo tutto l’arco della vita, lo sviluppo dell’uomo come persona e la sua attiva partecipazione alla vita sociale. (art. 1 Statuto). La storia dell’Unione, dal 1947 ad oggi, si identifica con l’evoluzione civile e culturale del nostro Paese. I suoi oltre 50 Centri di Cultura per l’Educazione Permanente (CCEP) ubicati nelle zone periferiche e sfavorite del Paese (due attivi anche in Sardegna, a Norbello e Santu Lussurgiu, dove ha operato Francesco Salis) e i due C.S.C. (Oristano e Macomer), hanno contribuito negli ultimi 70 anni non solo all’alfabetizzazione primaria e secondaria, ma alla diffusione delle conoscenze di base in favore di coloro che non sono in grado di vivere consapevolmente nel mondo contemporaneo.
I Centri di Servizi Culturali
I Centri di Servizi Culturali si dimostrarono uno strumento importante delle politiche pubbliche per il Mezzogiorno costituendo una rete di servizi che si basavano su una pluralità di linguaggi e strumenti culturali tra cui primeggiava, in ogni CSC, una biblioteca di circa 5.000 volumi iniziali. L’azione di ogni CSC, dislocato in un comune di media grandezza o in quartieri residenziali di grandi città, si svolgeva in un comprensorio di riferimento costituito da uno o più comuni, assemblati per zone omogenee dal punto di vista socioeconomico e culturale, con iniziative e servizi culturali qualificati.
Dal 1967 i costi dei CSC (struttura, funzionamento, oneri generali, personale e attività) sono sempre stati a totale carico della Cassa per il Mezzogiorno (1967/1972) e, successivamente, della Regione Sardegna (dalla Delibera Cipe di trasferimento alle Regioni, del dicembre 1972, fino ad oggi). La Legge Regionale 15 giugno 1978 n. 37 ha sancito il passaggio a carico della Regione Sardegna delle competenze della Cassa per il Mezzogiorno sui Centri di Servizi Culturali.
Con la L.R. del 20 settembre 2006 n. 14 “Norme in materia di beni culturali, istituti e luoghi della cultura” la Regione eroga le risorse ordinarie per il funzionamento annuale dei Centri di Servizi Culturali di Cagliari, Alghero, Carbonia-Iglesias (Umanitaria) e di Macomer e Oristano (UNLA).
In questi 50 anni abbiamo affrontato tanti momenti difficili, in cui abbiamo rischiato anche la chiusura, ma abbiamo sempre lavorato per creare ad Oristano una struttura che fosse attenta alle esigenze del territorio, che fornisse occasioni di incontro e di crescita culturale, e fosse percepita come spazio per la gente e della gente. Viviamo la cultura in senso gramsciano: “Cultura, non è possedere un magazzino ben fornito di notizie, ma è la capacità che la nostra mente ha di comprendere la vita, il posto che vi teniamo, i nostri rapporti con gli altri uomini. Ha cultura chi ha coscienza di sé e del tutto, chi sente la relazione con tutti gli altri esseri (…)” e tenendo presenti le indicazioni di Don Milani: “La povertà dei poveri non si misura a pane, a casa, a caldo. Si misura sul grado di cultura e sulla funzione sociale … . La distinzione in classi sociali non si può dunque fare sull’imponibile catastale, ma su valori culturali”, e ”Chi sa volare non deve buttar via le ali per solidarietà coi pedoni, deve piuttosto insegnare a tutti il volo”.
Su queste basi cerchiamo di mettere, ogni giorno, in discussione il nostro modo di lavorare e cerchiamo di crescere facendo tesoro delle esperienze di tutte le persone che frequentano la nostra sede di via Carpaccio 9.