Mercoledì 24 aprile 2019 ore 19,00 – Sala Centro Servizi Culturali UNLA Oristano
Il Centro Servizi Culturali di Oristano e il Cenacolo di Ares
presentano il CD di Doc Pippus
Nuovo Cantacronache 5
(Cenacolo di Ares)
Partecipano:
Doc Pippus (chitarra, armonica e voce)
Ignazio Cadeddu (chitarra e bouzouki)
Igor Lampis (editore del Cenacolo di Ares)
È notte, ho appena sfilato le cuffie e le orecchie mi ronzano: da qualche parte tra la nuca e il naso mi sfarfalla ancora l’eco della voce di Giuseppe Mereu e delle sue armonie dolcissime, gentili e definite, come dovrebbero essere fatte tutte le belle canzoni di questo universo. Sulla carta, di fianco a me, i testi scritti da Beppe Chierici sussurrando malinconici si attardano, innamorati del mondo che da parte sua li ha traditi un po’ tutti e che, civettuolo, ha tentato più volte di spezzare loro il cuore senza riuscire mai, però, a farlo fino in fondo.
I fogli con i testi di Salvo Lo Galbo, invece, non stanno fermi un attimo: spariscono, compaiono sotto al tavolo, mi fanno inciampare, svolazzano in cucina e domani, già lo so, finirà che me ne troverò qualcuno nel caffè.
È impossibile tenerli fermi, a loro.
È impossibile dirgli: “State buoni e impilatevi!”. Provassi a farlo, sono sicura che si accartoccerebbero stretti stretti e partirebbero come proiettili mandando i vetri della finestra in frantumi, prendendo la libertà verso le stelle.
Poi, c’è anche un foglio bianco e una penna. Con questi ci dovrei scrivere la presentazione di questo N.C.5 e, ironia della sorte, sono le uniche presenze immobili in questa stanza straordinariamente animata.
Stacco un po’, bevo un bicchiere d’acqua e ridacchio sotto ai baffi immaginando cosa scriverebbero certi personaggi illustri al posto mio.
“La voce di Giuseppe Mereu è riuscita a portarmi nel mondo dei vivi per circa un’ora: ho fatto in tempo a scorgere qualche articolo di giornale. Quel che vi ho letto mi ha lasciato talmente sconcertato da impedirmi di riprendere il giusto sonno. Per ricambiare il favore, credo che per qualche notte andrò a tirargli i piedi dal fondo del letto”, F. De Andrè.
“Très belles ces chansons, mais … che ci fa Beppe sulla terraferma? Che lo si aiuti subito a risalire sul mio battello, mon dieu!” G. Brassens.
“Al tramonto del 2018 uno spettro si aggira per l’Europa: quello di Salvo Lo Galbo”. K. Marx.
Ma sì, ridiamo… Quante stupidate mi saltano per la testa, a quest’ora! Mio Dio, la presentazione sarà terribile. Del resto, l’ho sempre pensato: non c’è peggior momento, per scrivere d’amore, di quello in cui si è innamorati per davvero.
Malva
Il Nuovo Cantacronache:
Cantare fatti di cronaca e l’attualità del mondo è l’intenzione che muove oggi un gruppo di musicisti, parolieri e cantanti che si sono ispirati all’opera dello storico, leggendario e indimenticabile gruppo de “I CANTACRONACHE” torinese formato da Fausto Amodei, Michele Straniero, Sergio Liberovici, Emilio Jona, Margot Galante Garrone e altri che a cavallo degli anni ’50 e ’60 raccontava l’Italia partendo da una prospettiva critica e anticonformista, denunciando, protestando e riconsegnando alla memoria collettiva fatti e momenti di storia sociale e politica, avvalendosi della preziosa collaborazione di illustri poeti e letterati piemontesi come Italo Calvino, Mario Pogliotti, Franco Fortini, Umberto Eco e Gianni Rodari.
Grazie alla compianta Margot Galante Garrone che ha concesso al nuovo gruppo di fregiarsi del logo “Nuovo Cantacronache” e che ha partecipato attivamente scrivendo alcune musiche del Nuovo Cantacronache 1, il progetto riprende vita.
La posta in gioco è diversa da quella politico-sociale dell’Italia cantata dai Cantacronache torinesi. È molto più vasta, più universale. L’intenzione dei partecipanti al progetto è quella di lanciare un grido di guerra contro un Sistema mal sopportato e non condiviso, contro un mondo crudele, brutale, intollerante, spietato, corrotto, distratto, superficiale, evasivo, incolto e disumano. I Cantacronache di oggi vogliono raccontare l’attualità e le sue derive, denunciare gli abomini che umiliano e piegano le fasce di popolazione più deboli, irridere il potere e fare emergere le contraddizioni della società contemporanea, pizzicare i vizi e i malcostumi delle masse. In virtù di questo, preme sottolineare, non mancherà nella produzione del NUOVO CANTACRONACHE il frequente diletto nell’elegia, nell’allegoria, nella favolistica, nella narrativa e, in sostanza, nella poesia.