Mercoledì 08 novembre 2017 ore 18,00 – Sala Centro Servizi Culturali UNLA Oristano
Presentazione del romanzo storico di Valerio Fais
I Giardini Inebrianti di Cerere (Phasar Edizioni )
L’autore dialoga con Roberto Petretto
Intervento di Antonio Bellinzas
Introduce la serata Marcello Marras
Il libro – In una Oristano storica inedita, orientata al progresso e radicata nelle tradizioni, si intrecciano tante storie private di umili e borghesi, di servi e padroni, di ricchi e diseredati, con le loro passioni, gli ideali, i segreti, i peccati. Mentre sullo sfondo scorrono le grandi manovre che porteranno all’unità di Italia.
L’autore attinge da una conoscenza ampia e consolidata per arrivare a definire un panorama da tavola sinottica dell’Italia tra Ottocento e Novecento in raffronto primariamente alla Sardegna ma, e qui sta la novità, in raffronto a una realtà di provincia finora sconosciuta e per questo intrigante. La voce, infatti, degli umiliati contrapposta a quella dei borghesi, nei luoghi di svolgimento del racconto, acquista una consistenza completamente inedita, essendo così strettamente legato allo scorrere delle festività tipiche di Oristano.
Dal più piccolo dettaglio, come la preparazione del pane, fino ad avvenimenti collettivi, la Sartiglia, come una battuta di caccia o la Pasqua, che sono veri e propri anniversari di tradizione, l’ambiente che fa da sfondo alla storia è impeccabile. Il lettore si trova perfettamente a suo agio nella Oristano letteraria di questo romanzo.
Valerio Fais è nato a Ozieri il 29 settembre 1941, quando il padre, originario di Sindia, prestava servizio militare nella città. Ha trascorso la fanciullezza a S. Antonio di Gallura, quindi si è trasferito ad Oristano, dove tutt’ora risiede. Divenuto maestro elementare, ha conosciuto le realtà dei piccoli centri della provincia, con la ricchezza di valori culturali e umani che ogni piccola comunità riesce a esprimere.
Dopo aver trasmesso ai propri scolari quanto, della cultura e della storia dell’Isola, è stato sistematicamente ignorato o sminuito dal sapere ufficiale, ha coltivato il sogno di raccontare una Sardegna vera, aldilà di un vacuo folclorismo, che è ben più eroica di certo romanticismo agropastorale, di cui si è abusato in passato, con lo sguardo volto al passato più che al futuro.