09 Apr L’OPERA PROPOSTA DAL CSC DI ORISTANO
L’OPERA PROPOSTA DAL CSC DI ORISTANO
O lo ami oppure no. LA GRANDE BELLEZZA, di Sorrentino, è uno di quei casi che probabilmente, rispetto ad altri film, pone un divario netto, con me oppure contro di me. In queste poche righe noi non cercheremo di trovare un accordo, ma semplicemente condividiamo con voi un giudizio estetico, che si ha quando si fa esperienza dell’opera, quando c’è un coinvolgimento emotivo e quando chi sostiene e condivide la propria visione è implicato in prima persona. Certo in 2500 anni di storia dell’idea di bellezza, in senso lato, le teorie non sono ancora oggi riuscite a fugare tutti i nostri disaccordi. Ma ci avvicinano. Gli orientamenti estetici autoriali, nel film, ci sono a bizzeffe ma scovarli uno per uno non è certo facile per nessuno. Il film lo viviamo molto attentamente, con il fiato sospeso, percepiamo la portata creativa, intelligente, amalgama di tanto cinema e letteratura che merita necessaria riflessione. I primi dieci minuti di visione sono Cinema puro. Ricordano l’ossatura di C’era una volta il west ma con il tono de La dolce Vita. Meravigliosi. Ti disturbano e disorientano. Nella ricostruzione dell’insieme, per grandi sintagmi, a visione ultimata ognuno di noi cerca la risposta. La grande bellezza. Dov’era? Qual era? Ma non ce n’è una. Ce ne sono tante, spetta a noi raccoglierne quante più possiamo. In questi tempi, in cui tutto sembra essersi fermato ma nulla è fermo per davvero, viviamo la nostra quotidiana morte metaforica e ancora fatichiamo a ritrovare la semplicità delle cose. Eppure, quando tutto apparentemente si muove, siamo invece spesso morti. Per i cristiani la Pasqua è alle porte, grazie alla ciclicità, pagana, che nulla risparmia, siamo sempre in tempo per toglierci di dosso la lapide sepolcrale che ci sovrasta. “Ti ho posto al centro del mondo perché tu crescessi e ti migliorassi”, mai come in questa occasione sembra opportuno ricordare Pico della Mirandola, e come del resto Sorrentino, quando afferma “e poi lo squallore disgraziato e dell’uomo miserabile, tutto sepolto dalla coperta dell’imbarazzo di stare al mondo…bla bla, bla bla”. La grande bellezza è forse riuscire a guardare il mondo con un paio di occhiali nuovi.