06 Ott Clint Eastwood: un classico contemporaneo a cura di Bruno Fornara
Da lunedì 16 a venerdì 20 ottobre dalle 16 alle 20 – Centro Servizi Culturali UNLA Oristano.
Seminario “Parlare di cinema” 2017
Clint Eastwood: Un classico contemporaneo a cura di Bruno Fornara
L’ottobre del Centro Servizi Culturali UNLA di Oristano è caratterizzato da tanti anni dal seminario Parlare di Cinema. Con tematiche sempre differenziate, il corso si propone di dare elementi di conoscenza per una migliore comprensione delle opere filmiche, ed è diventato un appuntamento abituale e atteso per le persone interessate alla cultura cinematografica.
Il tema sviluppato nell’edizione 2017 di Parlare di Cinema sarà “Clint Eastwood: Un classico contemporaneo” e si svolgerà da lunedì 16 a venerdì 20 ottobre dalle ore 16 alle ore 20 nei locali del Centro Servizi Culturali in via Carpaccio 9 a Oristano.
Il seminario, come negli anni precedenti, sarà curato da Bruno Fornara, critico cinematografico di “Cineforum”, docente di cinema alla Scuola Holden e selezionatore dei film per la Mostra del Cinema di Venezia.
Ingresso libero
Per partecipare al seminario è necessario essere iscritti al Centro Servizi Culturali. L’iscrizione è gratuita.
Vi preghiamo di estendere l’’invito alle persone interessate al seminario.
Scheda Clint Eastwood: Un classico contemporaneo
Prima attore di secondo piano, poi protagonista in Italia dei film di Sergio Leone e in America dei film di Don Siegel, infine regista di tanti e tanti film che continuano a crescere, Clint Eastwood impersona da più di quattro decenni – la sua prima regia è del 1971, Play Misty for Me, Brivido nella notte – la figura del continuatore della classicità hollywoodiana. E la sua è una classicità che richiama e tiene viva la concezione del cinema americano degli anni d’oro, ma è anche una forma di classicità rinnovata dentro l’America e dentro il cinema che sono profondamente cambiati dagli anni Sessanta del Novecento a oggi.
È stato definito un monumento, una istituzione, un classico vivente. Ogni anno esce un suo film ed è sempre un avvenimento. È il cantore di 150 anni di storia americana dalla Guerra di Secessione con Il texano dagli occhi di ghiaccio, alla Seconda Guerra mondiale con il dittico Flags of Our Fathers e Lettere da Iwo Jima, agli anni Trenta di Changeling, all’era Kennedy rivisitata in Un mondo perfetto. Ha portato sullo schermo, lui attore, regista e produttore, poliziotti brutali o onesti, pistoleri, soldati, cantanti country, piloti d’aereo, gente comune. Ha frequentato generi diversi, dal western al poliziesco, al melodramma. Ha superato la scomunica ideologica con la quale era stato bollato ai suoi inizi. Insomma, è diventato la rappresentazione, non certo stereotipata ma viva, del cineasta americano. È il regista – lo si sente dire spesso – che “non sbaglia un film”.
Definirlo regista classico però non basta. Eastwood è grande regista anche perché è sfaccettato, complesso, addirittura contraddittorio. C’è chi l’ha definito “un ossimoro vivente”. Eastwood è certo classico per la sua frequentazione dei generi del cinema americano; è classico per la sua regia misurata, attenta, mai forzata, non esibita. Ma è anche moderno per la sua capacità di misurarsi con temi e luoghi della modernità: basta pensare a film come Mystic River o Million Dollar Baby. È moderno perché i generi li rivisita, li cambia, li sottopone a torsioni: si pensi a un western come Gli spietati, o a un melodramma come I ponti di Madison County, o a un dramma come Gran Torino. È moderno perché è ambiguo e ci spiazza; perché ci sembra talvolta, più che un classico, un primitivo, nel senso di anticonvenzionale, di capace di resuscitare emozioni, opposizioni e conflitti che vanno alla radice del nostro sentire e del nostro vivere.
Ci viene da dire, per concentrare il discorso in una frase, che Eastwood usa, rinnova e conserva le forme classiche per immergerle dentro discorsi attuali, dentro la ricerca di una necessaria moralità contemporanea. È classicamente contemporaneo.