28 Set Il mio nemico è l’indifferenza
Martedì 12 luglio ore 21,00 – Centro Servizi CUlturali UNLA Oristano
La quarta barchetta approda al porto
Il Giardino del Centro 2016 – Migrazioni
Presentazione del libro Il mio nemico è l’indifferenza Essere cristiani nel tempo del grande esodo (Ed. Laterza) di Pierluigi Di Piazza
Dialogano con l’autore Paola Aracu e Anna Maria Uras
In collaborazione con la Libreria Mondadori di Oristano
Il libro – Non ci si può dichiarare cristiani e prendere parte alle ingiustizie. Non ci si può dichiarare cristiani e accettare la discriminazione di omosessuali, nomadi, carcerati, migranti. Non ci si può dichiarare cristiani ed essere complici della distruzione e dell’usurpazione dell’ambiente. Non ci si può dichiarare cristiani e professare il razzismo. Il libro racconta in prima persona le difficoltà incontrate a tutti i livelli nel proporre l’accoglienza di chi sta ai margini, nei trent’anni dedicati al Centro Balducci per immigrati e profughi (a Zugliano, vicino Udine). Accanto allo sdegno morale per una colpevole indifferenza diffusa dentro e fuori la Chiesa, così come per una politica ritardataria, attendista, autoreferenziale, c’è anche spazio per le esperienze positive e per una speranza. Quella che ciascuno impari a prendersi cura, per quanto può, delle sorti degli altri. Pierluigi Di Piazza, prete dal 1975, laureato in Teologia, ha ricevuto nel 2006 la laurea ad honorem dell’Università degli Studi di Udine quale ‘imprenditore di solidarietà’. Insegnante per 30 anni, nel 1988 ha fondato il Centro di accoglienza per stranieri e di promozione culturale “Ernesto Balducci” di Zugliano (Udine) di cui è responsabile. Collabora con giornali e riviste. Tra le sue pubblicazioni, Nel cuore dell’umanità, storia di un percorso (2006), Questo straordinario Gesù di Nazaret (2010) e Io credo. Dialogo tra un’atea e un prete (con Margherita Hack, 2012).
“L’incontro con l’altro riguarda ancora chi fa fatica a vivere nella società; chi per la sua diversità più evidente, per così dire, viene stigmatizzato ed emarginato dai meccanismi, dall’esclusione sociale, culturale e anche religiosa. Le tante esperienze di vicinanza, ascolto, accompagnamento vivono l’esigenza di capire i meccanismi che producono le situazioni; non confondendo le persone con i problemi, partecipando alle storie difficili, sofferenza fisica e psichica, di dipendenze da sostanze, di carcere e dopo carcere, di prostituzione e di altro ancora, e proprio con queste esperienze contribuire ad umanizzare la società e ad incidere sulle responsabilità personali e sociali. E l’incontro con l’altro riguarda gli stranieri, la loro presenza, con una considerazione continua sulle cause dell’immigrazione, con progetti di vera cooperazione con i paesi di provenienza, con politiche e legislazioni di accoglienza nel nostro paese, non confondendo le regole doverose, con una concezione etnocentrica, con egoismi e localismi tribali. Con razzismo culturale e, istituzionale, e politico, si può considerare ancora un altro possibile Altro, chiamato in modi diversi per indicarne la presenza misteriosa. Nella nostra Regione e nel nostro Paese tanti lo riconoscono nel nome e nell’insegnamento di Gesù Cristo, salvo poi a strumentalizzarlo e a smentirne il messaggio con scelte che con evidenza lo negano, con politiche razziste a confronto di un insegnamento di apertura e solidarietà universali.” (Don Pierluigi Di Piazza)