14 Set Apologhi e visioni
Mercoledì 15 febbraio 2017 ore 18 – Sala Centro Servizi Culturali UNLA Oristano
Centro Servizi Culturali UNLA di Oristano e Cenacolo di Ares presentano il libro Apologhi e visioni (Cenacolo di Ares) di Emiliano Manca
Partecipano: Emiliano Manca (Autore) Igor Lampis (Editore)
Il libro – Apologhi e visioni è una raccolta di nove racconti, scritti fra il 2004 e il 2011. Il libro non ha un unico filo conduttore tematico o stilistico. Come suggerisce il titolo, si possono tuttavia suddividere i racconti in due gruppi. Fra gli apologhi rientrano: Sol Invictus, Lettera aperta,Terre promesse, Dei delitti e delle pene. Si tratta di composizioni in cui la vicenda narrata o descritta viene presentata esplicitamente come esemplificativa di una tesi, sia pure non necessariamente esposta in esordio. Le visioni sono invece da intendere in due differenti accezioni del termine. 837 e La Danza del Giudizio Universale sono visioni oniriche, accostabili rispettivamente a un incubo (o un’allucinazione) e a un sogno ad occhi aperti intriso di magia. La Cittadella sul Confine e La Casa di Donna Noemi sono invece basati su esperienze vissute in prima persona dall’autore. Nel primo caso, la visione non è che un resoconto puntuale dei fatti accaduti, con l’atmosfera caricata unicamente dall’aggiunta del vissuto interiore dei protagonisti, lasciato emergere dai comportamenti e dalle scelte linguistiche e stilistiche più che esplicitato con excursus introspettivi. Nel secondo caso, l’esperienza reale è utilizzata come semplice punto di partenza per un racconto di invenzione, il cui carattere “visionario” è da intendere nel senso di un’adesione a un certo filone fantastico. A metà strada fra i due gruppi, e in un certo senso completamente estraneo a entrambi, è il primo racconto del volume: Arrafieli e Lisandra. Potrebbe essere definito una “leggenda d’invenzione”. Nel senso che è stato composto come la riscrittura d’autore di una tradizione popolare locale, che però non esiste. Luoghi e contesto umano sono trasfigurazioni di realtà conosciute dall’autore, ma la vicenda narrata non è ispirata ad alcun fatto reale.
Emiliano Manca non è uno scrittore, è un narratore. raccontare storie è la cosa che fa più naturalmente, da più lungo tempo e più volentieri, ma non è il suo mestiere. La scrittura è il mezzo che utilizza più spesso e con più familiarità per narrare, ma non è il suo mestiere. E’ affezionato alla massima di F.S. Fitzgerald: <<Non si scrive per dire qualcosa, si scrive perché si ha qualcosa da dire>>, ma di più ai versi di B. Brecht: <<Mutando il mondo, mutatevi!/Rinunciate a voi stessi!>>.